Sperimentazione animale: perché sí!

Da settimane si discute su un tema importante e delicato come la sperimentazione animale eppure sembra che i media riescano a fare solo confusione. La notizia che ha fatto più rumore è stato l’assalto animalista al canile “Green Hill” dove venivano allevati beagle destinati ad essere utilizzati come cavie da laboratorio. Va detto che cani, gatti e primati rappresentano una percentuale infinitesimale delle cavie utilizzate nella ricerca sia per gli spazi enormi che questi necessitano sia per i costi esorbitanti necessari al loro mantenimento. Gran parte delle cavie utilizzate a scopi scientifici sono roditori (topi e ratti) tenuti in un ambiente protetto (eventuali infezioni o malattie inficerebbero qualsiasi dato scientifico) e la cui manipolazione deve sottostare a rigidissime leggi europee e nazionali.

Poche settimane fa, e forse questo lo sanno in pochissimi, è stata presentata al parlamento europeo una proposta di legge di iniziativa popolare per fermare la sperimentazione animale in tutta l’Unione Europea. Questa iniziativa scellerata rischierebbe di riportare l’Europa in una sorta di medioevo scientifico e la taglierebbe definitivamente fuori dalla competizione con USA, Canada, Cina e Giappone.

Il problema é che non é facile spiegare a chi non é familiare con la ricerca perché la sperimentazione animale é necessaria. Se entri troppo nel tecnico rischi di non essere capito. Se parli con un linguaggio troppo semplice potresti sminuire il concetto e non risultare credibile (?) autorevole (?) convincente (forse). É molto piú semplice buttarla in caciara come fanno certe associazioni animaliste supportate dal VIP di turno, o parlare alla pancia delle persone. Chi non si commuoverebbe pensando alle atroci sofferenze dei poveri animaletti seviziati da perfidi ricercatori? Chiaramente se si intervistano 100 persone per strada la maggioranza dirá di essere contro pur non sapendo di tutti i benefici e i progressi conquistati dall’umanitá grazie alla sperimentazione animale.

Proverò allora con tre soli punti di riflessione e cercando di utilizzare un linguaggio tecnico ma accessibile a spiegare perché a mio avviso non si può rinunciare ad utilizzare animali per la ricerca scientifica.

Punto primo: nonostante questa sia una delle tante assurde accuse mosse dai movimenti ambientalisti, nessun ricercatore scientifico, ricava una qualche forma di piacere nel sacrificare una cavia (spero che su questo possiamo tutti essere d’accordo).

Punto secondo: porto ad esempio il mio lavoro che si concentra sulle malformazioni cardiache congenite. Non esiste alternativa all’utilizzo di cavie per uno studio comprensivo che prenda in considerazione sviluppo embrionale, meccanismi fisiologici di funzionamento dell’intero muscolo cardiaco e studio dei meccanismi molecolari che stanno alla base di malformazione.

Punto terzo: consideriamo adesso la sperimentazione su farmaci: testare un farmaco su cellule isolate umane, come chiedono animalisti o pseudo-scienziati, si fa da decenni ma é solo la prima fase della sperimentazione (ce ne sono quattro e l’ultima é la sperimentazione e monitoraggio su individui umani). Gli esseri umani sono costituiti da centinaia di cellule diverse e ipotizzare di testare un farmaco su ciascuna di esse é un’idea folle e irrealizzabile dal punto di vista tecnico. Non tutte le cellule umane possono essere mantenute in coltura, altre solo per un periodo di tempo limitato. Le linee cellulari che si usano solitamente per la ricerca bio-medica e bio-molecolare sono spesso cellule cancerose o cosiddette “immortalizzate” che sono diverse dal punto di vista genetico da quelle normali. Per esempio mancano di quei meccanismi di emergenza che spingono le cellule ad autodistruggersi in caso di trasformazione in cellula tumorale. Quindi queste cellule possono essere usate per indagini preliminari, una sorta di “studio di fattibilità” ma il risultato di una sperimentazione condotta interamente su queste cellule sarebbe incompleto e non del tutto attendibile. Altro livello di difficoltà: ogni organo è costituito da diverse tipologie di cellule ed il suo corretto funzionamento dipende anche dai “sistemi di comunicazione” tra le varie cellule che ne formano la struttura. Ad esempio il vostro intestino è fatto da cellule che assorbono le sostanze nutritive e di cellule muscolari che spingono avanti il cibo. Come si potrebbe controllare da cellule isolate se un farmaco altera queste interazioni?

A mio modesto parere, animalisti o chiunque si dice contrario alla sperimentazione animale lo fa in buona fede ma sostanzialmente per ignoranza. Scienziati o presunti tali, che invece invocano solo studi in vitro senza passare per gli animali, sono palesemente in malafede.

Ma anche degli ignoranti ciarlatani.

Un pensiero su “Sperimentazione animale: perché sí!

  1. Ho troppa poca fantasia per un commento diverso da quello lasciato sul tuo blog

    Puntellarsi sull’innocenza di graziose cavie animale è unanime, anche a me piacciono i beagle. Solo che la scienza fa perno su fondamenta cementificate, ben più salde e autorevoli di una simpatia d’impulso. Se è un calcolo utile è anche un calcolo etico: sacrifichiamo qualche animaletto, ma ne salveremo milioni, anche per tempi futuri.
    Esempio: nessuno si preoccupa di difendere il krill. Se si estinguesse sarebbe una catastrofe biologica planetaria; molto di più – mettiamo – della trascurabile scomparsa di un orso juventino la cui nicchia ecologica non interessa a nessun’altra specie. Sia chiaro: sarebbe una grave perdita di biodiversità, di cui il panda stesso è vittima, e bisogna porvi rimedio in tutti i modi. Ma il krill non è un po’ più importante? Non dovremmo preoccuparci piuttosto di inquinare meno, cosa a cui la scienza contribuisce con ricerche e brevetti? È solo perché il panda è carino e coccoloso quando succhia il bambù che tentiamo di salvarlo?
    Questa è ipocrisia, signori miei: parole d’oro, ma letali come il piombo.

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